giovedì 25 ottobre 2012

OSSERVATORIO ASTRONOMICO

Progetto
E’ stata scelta la pianta della basilica di San Vitale di Ravenna perché, oltre ad essere - a ragion veduta - uno dei monumenti più celebri della storia, si presenta come regolare ed equilibratissima nonostante la sua non dissimulata asimmetria.
A partire dalla pianta (di cui è stato mantenuto solo il perimetro) di questo capolavoro si sono voluti creare un museo di strumentazioni astronomiche, un centro studi e un osservatorio astronomico.
Si potrebbe però dire che il vero protagonista del progetto è la volta celeste; e infatti la forma dell’edificio è possente alla base, quasi bramasse innestarsi nelle viscere della terra, e sempre più “in dissolvenza” mano a mano che si sale: la frattura che è stata pensata nel tronco di cono che sorregge l’osservatorio funge da “sfumatura” tra l’edificio vero e proprio e il cielo stesso.
Le fonti d’ispirazione che hanno portato alla modellazione di una forma così audace si sviluppano attraverso tre differenti discipline: storia dell’arte e dell’architettura, letteratura e storia della scienza.
Per ciò che riguarda il primo punto si può analizzare il basamento: quello che era il nartece è diventato l’ingresso del museo inteso come luogo d’incontro, come “luogo sociale”; lo stesso si potrebbe dire osservando il retro che è stato pensato come hortus conclusus, una sorta di nuovo Paradiso Terrestre: i riferimenti artistici per questa scelta si ricollegano all’epoca del Gotico Internazionale e in particolare al dipinto di Ramon de Mur Adamo ed Eva cacciati dal Paradiso Terrestre in cui i due primi peccatori sono ritratti nell’atto di fuggire da un meraviglioso giardino delimitato da una muraglia con merlature e piccole fenditure; l’idea della piccola fenditura è stata poi trasfigurata nel nostro progetto in piccole finestre irregolari che vanno a creare un nesso tra il giardino sul retro, allegoria del Paradiso Terrestre, e il resto del mondo oltre a enfatizzare l’epoca storica del Medioevo cui sono state tratte molte idee.
Sul retro il muro, solitaria entità delimitante un giardino, è quasi una rovina dimenticata, il resto di un castello ora diroccato: questa è l’unica parte del museo in cui l’ispirazione, se così si può dire, è stata concepita in uno spirito neoromantico; per questo particolare l’analisi dei languidi e sognanti dipinti di Friedrich è stata molto importante.
Il corpo centrale invece, oltre a essere un omaggio alla pura geometria, essendo un prisma a base ottagonale, si ricollega al meraviglioso Castel del Monte (un altro riferimento “medievale”).
Questa varietà di elementi è tenuta assieme da alcuni passi del sommo poeta, Dante Alighieri; egli, infatti, nella sua Divina Commedia descrive attraverso un’infinità di allegorie il percorso di fede dell’uomo che dall’inferno lo porterà sino alla visione dell’Altissimo. Un tale processo, trasfigurato in chiave scientifica, è diventato progetto; all’ingresso del museo sono state collocate due vasche metalliche ricolme d’acqua attraverso le quali il visitatore deve obbligatoriamente passare per entrare nel museo: esse rappresentano il Lete e l’Eunoè, i due fiumi di cui Dante parla nel Purgatorio. Etimologicamente Lete deriva dal verbo greco lanqanw che significa “nascondersi” mentre la parola Eunoè deriva dall’aggettivo eunous che vuol dire letteralmente “dai buoni pensieri”. I due fiumi che Dante descrive come scuri (non per l’acqua che è invece purissima ma a causa delle ombre che le innumerevoli piante del Paradiso Terrestre proiettano su di essi) sono stati infatti pensati come due vasche di metallo scurissimo e se nella Commedia dantesca fanno dimenticare alle anime la loro vita terrena per rinnovare in loro le buone azioni, nel nostro progetto vogliono ricordare ai visitatori di entrare nella costruzione con una “forma mentis” adeguata per comprendere l’importanza di ciò che il museo custodisce.
Nel Paradiso, poi, Dante ha una conoscenza del Divino fugace: così come lo studioso di geometria si arrovella sul problema della quadratura del cerchio e non riesce a risolverla allo stesso modo il Poeta non riesce con l’umanità della sua mente ad abbracciare il concetto teologico ultimo: Dio, appunto. Nel nostro progetto l’osservatorio - e cioè quella parte dell’edificio più vicina ai cieli – è appunto una sfera, una circonferenza ruotata e coincide con l’ultima tappa conoscitiva del visitatore.
Il fatto che questa non sia simmetrica rispetto all’asse del tronco di cono ha un senso ben preciso: la conoscenza umana almeno in teoria dovrebbe essere “a tutto tondo” e si potrebbe allegorizzare in una sfera; siccome però l’uomo non può arrivare a comprendere il senso ultimo di ogni disciplina questa è stata collocata in bilico proprio all’apice dell’edificio. Se dunque l’uomo sfruttasse in malo modo il suo sapere questo potrebbe ritorcerglisi contro così come la sfera potrebbe teoricamente cadere al suolo. E se cadesse probabilmente finirebbe sul giardino collocato sul retro dell’edificio che è appunto metafora del Paradiso Terrestre, quel luogo empio e meraviglioso in cui si consumò il peccato più grande.
La forma del tronco di cono che collega il basamento all’osservatorio si ricollega alla forma del cannocchiale, quella geniale invenzione di Galileo che ha permesso all’uomo di avvicinarsi al cielo col suo sguardo curioso.
Ed è appunto alla volta celeste, vera musa ispiratrice di tutto il progetto, che il nostro museo-osservatorio vorrebbe ambire.



 
Osservatorio astronomico San Vitale

Osservatorio astronomico San Vitale
 
Plastico realizzato all’interno del Laboratorio universitario di progettazione II.

Creazione di un nuovo edificio sulla pianta della Basilica di San Vitale (RA).

Smontabile.

Scala
1:100

Materiali
Carton-legno, listelli di legno, cartoncini.

Collaboratori
Zironi Riccardo

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